WELFARE. CONFRONTO TRA CGIL E GOVERNO RINVIATO

DI VIRGINIA MURRU

 

La Cgil aspetta con cautela l’incontro di domani, 21 novembre, ma la Segretaria, Susanna Camusso, avverte che, in considerazione dei risultati insoddisfacenti, scaturiti dai confronti avvenuti nelle ultime settimane, esiste uno stato di fibrillazione che potrebbe condurre alla mobilitazione, qualora non si accettassero le proposte del sindacato sulle pensioni.
Dichiara al riguardo Susanna Camusso:

“non siamo di fronte ad un quadro che risponde alle nostre richieste e agli impegni che erano stati assunti, e confermiamo pertanto la necessità che si risponda a questa indisponibilità ad affrontare l’ingiustizia esistente nel sistema, e soprattutto l’assenza di prospettiva per i giovani”.

E per le donne, un tema più volte messo in campo nel corso degli ultimi incontri, che il sindacato mette in primo piano per giungere ad un accordo più equilibrato.

Il Governo sostiene di avere compiuto ogni sforzo possibile, considerato ‘il sentiero stretto’ della finanza pubblica (più volte ribadito dal ministro dell’Economia, Padoan), per giungere ad un’intesa con la Cgil. Si tratta di estendere l’esenzione dall’aumento dell’età lavorativa, oltre che alle 15 categorie di lavori ritenuti usuranti, anche alle pensioni di anzianità, nonché a quelle di vecchiaia. A queste proposte il Governo aggiunge la disponibilità a rendere attivo un Fondo per stabilizzare l’Ape Social.

Tuttavia, secondo la Camusso, si può andare oltre, la posta in gioco riguarda i giovani e le donne, ‘categorie’ sociali sensibili, che hanno necessità di una maggiore tutela; non ritiene che su questi temi si possa transigere e di conseguenza l’ultima istanza resta la mobilitazione generale, come prova di forza per spingere il Governo a riaprire la trattativa.

Secondo le dichiarazioni del premier non sembra ci sia spazio per ulteriori compromessi, l’incontro di domani, ha già precisato Gentiloni, non porterà sul tavolo altre concessioni, ci si aspetta semmai una riflessione da parte della Cgil, eloquente.

Ma sul welfare, il sindacato non ha alcuna intenzione di arrivare ad un compromesso.
Eloquente il tweet appena pubblicato:

CGIL Nazionale @cgilnazionale
#Pensioni Età, giovani, donne: i conti non tornano. L’intervista del segr.gen. Cgil Susanna Camusso a RadioArticolo1

La Segretaria, Susanna Camusso, tornerà domani davanti ai rappresentanti del Governo, per un chiarimento sulle proposte che gli stessi hanno avanzato, e sui mezzi che s’intendono impiegare. Il sindacato si accinge a valutare la portata di questi mezzi, ed eventualmente decidere se siano sufficientemente consistenti, a garanzia degli impegni presi.

In realtà è già chiaro che il Governo metterebbe a disposizione 300 milioni di euro, che tuttavia garantirebbero, secondo la leader Camusso, una platea di lavoratori pari al 2%, nell’arco di dieci anni, ‘quota’ inferiore agli impegni presi nell’autunno del 2016. A questo si aggiungono lacune di attenzione nei confronti di giovani e donne, manca a questo riguardo, per esempio, una proposta di ‘pensione garanzia’ per i giovani.

“Oggi – sostiene Susanna Camusso – coloro che hanno la fortuna di avere un lavoro che garantisce carriera e buon trattamento economico, possono andare in pensione 3 anni prima, perché nel contributivo si matura un assegno che è maggiore di 2,8 volte il minimo. Cosa che invece non avviene per le categorie meno ‘remunerative’ in termini di salario, soprattutto se il lavoro è discontinuo, pertanto noi esigiamo maggiore equità sul contributivo.”

Sulle aspettative dei giovani nel corso dei colloqui non si è dunque transatto: è necessario, secondo la Camusso, garantire il loro avvenire, anche perché le nostre richieste oggi non aggiungerebbero oneri ai conti dello Stato, se ne riparlerebbe in questo senso tra 15 anni.

In una trasmissione televisiva, ieri, ha dichiarato che il governo dimentica gli impegni presi, dato che durante un incontro al Ministero del Lavoro di qualche mese fa, aveva proposto interventi importanti sui giovani, dei quali poi non si è più parlato.

Meglio sarebbe, secondo la Cgil, rimandare a giugno la decisione di far scattare i cinque mesi di lavoro; sulla base dei nuovi ‘target’ di aspettativa di vita, si avrebbe più tempo per una discussione più obiettiva e una definizione più equa su questi temi delicati.

Non ci si può ‘accontentare’ della volontà che ha dimostrato il Governo, secondo la Confederazione sindacale rappresentata dalla Camusso, perché lo stop dei cinque mesi in favore delle categorie di lavori gravosi, non è in realtà né utile né incisiva per la tutela, in quanto è difficile raggiungere per questi lavoratori i 42 anni e 10 mesi di contributi. Mentre per quel che attiene alle pensioni di vecchiaia, non basta l’intento di esentarle dallo scatto degli ulteriori cinque mesi, se si fissa un limite di contributi di 30 anni, invece di lasciare invariati i 20 anni.

La Cgil considera queste proposte un po’ farlocche, espresse senza tenere conto delle reali ripercussioni e dell’efficacia.

“Così – afferma Camusso in un’intervista al Corriere della Sera – si riduce la platea ai minimi termini.”

Lo sciopero è pertanto sospeso, vincolato agli esiti dell’incontro di domani, martedì 21 novembre. Qualora il Governo non tornasse indietro e si mostrasse intransigente, lo sciopero generale previsto per il 2 dicembre, sarebbe inevitabile.