ASSEMBLEA ANNUALE CONFINDUSTRIA. BOCCIA: IL PAESE NON RIPARTE CON SLANCIO

DI VIRGINIA MURRU

 

 

Questa volta Vincenzo Boccia, attuale presidente di Confindustria, ha usato toni decisi, quasi perentori, nel corso dell’Assemblea annuale, dove in prima fila, ad ascoltare con attenzione c’è il premier Giuseppe Conte,  il vicepremier Luigi Di Maio e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ancora una volta l’altra ala della coalizione ha disertato un appuntamento importante, non c’era né il vicepremier Matteo Salvini né altri esponenti di rilievo della Lega.

Il meeting ha esordito con un video: la nascita di un bambino in Italia il 22 maggio 2019, ossia il giorno in cui si è svolta l’Assemblea. Video che ha inteso fare riflettere sulle aspettative delle prossime generazioni, che dipenderanno dall’impegno e dagli sforzi che oggi le Istituzioni, gli operatori economici, tutti coloro che gestiscono il potere politico ed economico, sapranno fare per una prospettiva di futuro più degna: ovvero un’impostazione di vita che possa rapportarsi orgogliosamente con gli altri Paesi europei.

Vincenzo Boccia si è espresso in modo piuttosto eloquente sulla situazione di stallo in cui versa l’economia del Paese, non ha concesso nulla alla diplomazia, in quel fervore di espressioni acute e incisive, c’è tutta la preoccupazione dei vertici degli industriali, che sono stanchi di attendere quella ‘svolta’ a più riprese annunciata dal Governo, e che in realtà allontana sempre più la speranza della ripresa.

“L’Italia merita un altro slancio per ripartire” – ha detto senza mezze misure Boccia, e non ha concesso nulla nemmeno agli eufemismi, ha voluto proprio mirare al bersaglio,  l’attività dell’esecutivo dunque è stata tutt’altro che assolta.

Non ci sono state concessioni nemmeno sul vicepremier Matteo Salvini, verso il quale ha speso parole quasi lapidarie, soprattutto nel suo ruolo di ministro dell’Interno, sulla politica delle migrazioni e la gestione delle frontiere.

Insomma, questa volta Confindustria è realmente scesa sul piede di guerra, e lo ha fatto quasi con sdegno, perché non è davvero concepibile che un Paese come l’Italia, terza economia dell’Ue e seconda potenza industriale in Europa, non trovi i mezzi per ripartire con slancio, non trovi una formula finanziaria adeguata per l’aggiustamento dei conti e soprattutto non sia ancora riuscita a fermare il debito pubblico in una corsa che rischia di portare il Paese verso il baratro.

Quale Italia dunque si troverà davanti tra alcuni decenni un bambino che nasce oggi, dipenderà dalle scelte che si faranno ora. Dalle politiche economiche in grado di proiettare il Paese su una prospettiva di cambiamenti economici e culturali, che la società, le Istituzioni, le imprese e gli individui stessi avvieranno.

Nei toni usati da Boccia si coglie un senso di allarme, di responsabilità e urgenza di trasmettere un messaggio forte, che davvero possa essere veicolato con la giusta eloquenza e raggiungere le coscienze delle alte cariche dello Stato presenti all’Assemblea.

“Bisogna agire ora, subito – ha affermato con enfasi nella sua relazione – perché crediamo in questa Italia, e dobbiamo garantire alle generazioni future più sicurezza e stabilità.”

Tutta la relazione è stata impostata sulla fragile e delicata situazione congiunturale, sugli aspetti macroeconomici più vulnerabili, quali tasso di disoccupazione, Pil, debito pubblico, priorità sulla creazione di lavoro per i giovani.

In autunno, avverte Vincenzo Boccia, con le prossime manovre di bilancio, si dovranno ‘reperire almeno 32 miliardi, e le scelte saranno giocoforza impopolari, né semplici né indolori.

Particolarmente sentito e pieno di rammarico il suo discorso, sta per concludersi infatti il  mandato, e questa è la sua ultima assemblea annuale degli industriali, in attesa del “turn over” ai vertici, il prossimo anno. Ad ascoltare le sue parole in prima fila c’è anche il Presidente Sergio Mattarella, lungamente applaudito dalla platea.

Una frecciata di sicuro effetto la rivolge ancora al vicepremier Matteo Salvini: “Per una buona ripresa sarà necessario liberarci dal peso delle parole, che rimandano alla sfiducia, evocano atmosfere negative e peggiorano la situazione in atto.” In riferimento alle dichiarazioni del leader della Lega sul possibile sforamento del deficit.

“Esprimersi con questi toni – sottolinea Boccia – significa creare un clima di sfiducia, e andare deliberatamente contro l’interesse nazionale.”

Il suo allarme del resto è più che giustificato, tra i dati Istat sulle stime del Pil, quelli dell’Ocse, dell’Unione europea, e vari rating autorevoli, non c’è proprio da fare pronostici basati su dichiarazioni irresponsabili. La crescita dell’economia italiana, aggiornamento dopo aggiornamento, è sempre più contenuta rispetto ai target.

Sulle politiche dirette all’immigrazione altre frecciate a Salvini: “Abbiamo bisogno di gestire le sfide dell’immigrazione, in un’Europa forte e compatta. Oggi l’Africa, che ha più di un miliardo di abitanti, raddoppierà in termini demografici fra 30/40 anni. Come si può ritenere possibile una chiusura delle frontiere a fronte di prospettive economiche del continente che non sono in grado di competere sul piano globale? La soluzione passa in una linea di condivisione, e sul contributo che le nostre imprese possono offrire.”

Una relazione che ha voluto arrivare in ogni meandro del quadro fragile che presenta attualmente l’economia del Paese, soffermandosi in particolare sulle spinte decisive che le istituzioni hanno il dovere di dare per rendere le iniziative volte allo slancio veramente propulsive. Mancano le idee davvero vincenti in questo ambito, tutto è basato sugli azzardi.

E dice al riguardo: “la superficialità sta diventando la regola”. Non risparmia nulla alle misure cardine intraprese dal Governo, ossia la Flat tax e il Reddito di cittadinanza.

Non si può certo dire che le parole di Vincenzo Boccia finiscano a casa nostra, e che gli analisti, le Organizzazioni internazionali e chiunque abbia l’autorevolezza di esprimere le sue stime, facciano credito al belpaese con previsioni lusinghiere.

Sull’ultimo comunicato Ocse, per esempio, non c’è molto da esultare: “L’Italia affronta un anno di crescita zero, investimenti e consumi sono al palo.” Ma del resto queste sono le ‘incursioni’ sull’economia del Paese che imperversano da un anno a questa parte.

Il presidente della Confederazione degli industriali, ne è consapevole, il seguente è un estratto della sua relazione all’ultima Assemblea annuale:

“Se l’Italia volesse rispettare le norme europee concernenti il Patto di stabilità e crescita dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 di almeno 32 miliardi di euro.

Una manovra imponente con effetti recessivi. Non è ancora chiaro come si potrà evitare l’aumento dell’Iva, e introdurre la Flat tax, bisogna attirare l’attenzione sulla preoccupante esposizione debitoria, che non è migliorata nemmeno negli anni recenti, è necessario fare appello alla responsabilità e ragionevolezza, è urgente individuare un mix di misure per ridurre deficit e debito rassicurando i mercati finanziari, senza compromettere la crescita.

E aggiunge:

“Se il rendimento dei titoli di Stato italiani si abbassassero al livello di quelli spagnoli, di circa 150 punti base, già dal prossimo anno si potrebbero risparmiare 5 miliardi di euro di spesa per interessi. Se la crescita raggiungesse il livello di quella francese, ecco che il debito pubblico scenderebbe automaticamente.

Tassi spagnoli e crescita francese sono obiettivi a portata di mano per la prossima manovra di bilancio. La politica deve raccogliere la sfida per il nostro futuro, ora, subito. Per gettare le fondamenta del mondo che verrà, nella consapevolezza che un progetto di vita ha bisogno di decisioni capaci di incidere a lungo nel corpo della società, anche se al momento possono risultare impopolari. Ma l’abulimia di consenso immediato affida ai social la ricerca di una popolarità che si misura in termini di ‘like’..

La superficialità si fa regola. Noi abbiamo bisogno di progettare, costruire. Oggi Confindustria propone al governo del paese e alle opposizioni di collaborare tutti insieme per impostare una politica economica basata sul pragmatismo e realismo, guidata da una visione non ideologica, basata sulle scelte e visioni prospettiche. Possiamo evitare un autunno freddissimo per la nostra economia se costruiremo un programma serio, che ci permetta di confrontarci con i partner europei sul bilancio e sul debito da pari a pari, forti di un progetto credibile e concreto.”

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