LA GERMANIA EVITA LA RECESSIONE TECNICA: TERZO TRIMESTRE, PIL +0,1%

DI VIRGINIA MURRU

 

Contro le previsioni degli analisti, l’economia della Germania nel terzo trimestre 2019 risulta in crescita, è riuscita a bypassare le incertezze che provengono dagli scenari globali, conflitti dovuti alla politica dei dazi portata avanti dagli Usa, e instabilità sul versante geopolitico.

Per il Paese definito da sempre ‘la locomotiva’ dell’economia in area euro (ma anche di tutta l’Ue), non si è trattato in ambito economico di un anno cominciato all’insegna dell’espansione; per due trimestri consecutivi si è verificato un rallentamento, ed al terzo, qualora si fosse ripetuto il trend, avrebbe portato la Germania in recessione tecnica.

Al di là delle attese dunque il Pil è nuovamente in fase di lieve accelerazione, +0,1% rispetto al trimestre precedente, anche se analisti ed esperti hanno ancora tante riserve su questo segnale positivo che ha invertito una rotta ormai negativa, non solo per l’economia tedesca, ma anche per l’Unione europea. Su base annua, secondo i dati pubblicati, il Pil è aumentato dello 0,5%.

E c’è una ‘rettifica’ sul dato relativo al secondo trimestre: la contrazione del Pil era stata valutata dello 0,1%, ma è stato rivisto al ribasso: -0,2%. Sono differenze che non autorizzano a sperare ad una parentesi chiusa definitivamente, le incertezze permangono.

L’ottimismo è cauto, l’economista tedesco Carsten Brzeski (Chief Economist di ING) afferma senza mezzi termini:

“La recessione in Germania è stata relativamente evitata, perché di fatto si trova in uno stato di stagnazione”.

Gli fanno ecco gli analisti di Capital Economics: “La recessione è stata solo rimandata, ad oggi  non si può sostenere che sia stata realmente evitata, certamente il dato del terzo trimestre va in positivo, ma non ci sono buone prospettive per i successivi”.

Sempre secondo il parere degli analisti, la leggera riscossa della crescita è da attribuire all’aumento dei consumi privati e pubblici, oltre che all’export. Ma riscontri positivi vengono anche dagli investimenti nel settore edile, mentre negativo è stato quello riguardante gli investimenti fissi in beni d’investimento.

La domanda interna ha dunque reagito con vigore, e guidato questo guizzo di crescita, nonostante la fragilità del settore industriale destinato all’export. Nel quadro dei dati macro c’è tuttavia del relativismo, che è poi la chiave della spirale che ha determinato la contrazione nel Pil. Certo la domanda interna è stata il driver di questa inversione di marcia, ma non convince ancora, secondo i dati statistici, l’indice di fiducia dei consumatori, che risulta in calo, al quale corrisponde anche quello sulla disoccupazione, destinato ad aumentare nei prossimi due trimestri.

Ci sono delle emergenze di carattere strutturale da affrontare per la ripresa di un ritmo che sia in grado di scuotere i settori più importanti dell’economia, da quello manifatturiero a tutti gli altri che rientrano in un quadro macroeconomico più stabile.

Secondo gli stessi economisti tedeschi, queste sono ombre destinate ad allontanarsi con il tempo ed interventi mirati, non è un fulmine scatenato da semplici movimenti ciclici, da riversare solo sulle incertezze e condizionamenti di carattere globale. I fondamentali dell’economia tedesca sono solidi, ma evidentemente risente dell’inefficienza di settori importanti, quale quello industriale, e per i dovuti ‘aggiustamenti’ si dovrà accettare nel breve periodo la ‘caduta’ di prestigio della potente locomotiva.

Ci sono questi enigmi nell’economia tedesca, che sorprendono. Ci sono sofferenze  nel settore finanziario e bancario, altrimenti non si spiegherebbe la crisi ormai decennale (e anche più profonda) di istituti di credito d’importanza mondiale, quali Deutsche Bank e Commerz Bank, per le quali invano il Governo tedesco ha sperato in una fusione, andata in fumo proprio nella scorsa primavera.