EUROSTAT. IN ITALIA, A TRE ANNI DALLA LAUREA, LAVORA IL 59% DEI GIOVANI, IN UE L’83%

DI VIRGINIA  MURRU

 

Secondo l’ultimo rapporto Eurostat (European Statistical System) sull’occupazione dei giovani nell’Ue, risulta che l’83,5% di quelli compresi tra i 20-34 anni che hanno ottenuto con successo almeno un titolo di studio superiore al secondo livello d’istruzione, negli ultimi anni (1/3 anni), anche senza il conseguimento di ulteriori titoli, sono stati assorbiti dal mercato del lavoro.

Il report dell’Ufficio statistico dell’Unione Europea è stato pubblicato in occasione della giornata Internazionale degli studenti (International students’ day), che ricorre il 17 novembre di ogni anno.

In Italia, l’accessibilità al mercato del lavoro, a tre anni dalla laurea, risulta pari al 59,8%, e neanche a dirlo, questo dato macro è tra i più vulnerabili del quadro macroeconomico del Paese, risultiamo penultimi nella classifica Ue. La pubblicazione Eurostat mette in rilievo un aumento di 10 punti percentuali rispetto alle risultanze del 2014, ma in ogni caso siamo ben distanti dalla media europea (83,14% di giovani laureati occupati). I dati monitorano la situazione nel 2018.

Dalle analisi risulta che il tasso di occupazione è in aumento lungo il corso degli ultimi 5 anni da un dato relativamente ‘basso’ del 75% nel 2013, nel 2018 il tasso è aumentato per chi ha ottenuto di recente un titolo di studio universitario, sfiorando il 90%. Ma è  perfino più elevato in alcune regioni dell’Ue, soprattutto nella Repubblica Ceca, che risulta prima nella classifica per quel che concerne il tasso di occupazione in generale, con Germania, Olanda, Austria e Svezia. La regione tedesca di Niederbayern, nel sud-est del Paese, ha il primato nel tasso di occupazione dei giovani che hanno di recente (recent graduates) ottenuto un titolo di studio (il 98%).

Nella parte opposta della classifica, quella che riguarda le regioni dell’Unione europea con il più basso rate di occupazione in questa fascia di giovani, troviamo tre regioni del sud Italia: in primis la Sicilia, con appena il 27% di occupati, Basilicata e Calabria, entrambe con il 31%, e una regione della Grecia centrale, Sterea Ellada, con il 32%.

Dunque l’Italia risulta essere il Paese in coda alla classifica per quel che riguarda l’occupazione dei giovani che hanno conseguito negli ultimi tre anni un titolo di studio, e purtroppo non è una novità. Un dato che stride fortemente, quello della Sicilia, con appena il 27% dei giovani occupati in questo ambito, se rapportato alla regione della Germania ‘Niederbayern’, che invece evidenzia un tasso di occupazione pari al 98%, ossia quasi il 100% dei giovani che ottengono un titolo di studio di grado elevato, trovano il mercato del lavoro pronto ad accoglierli.

Studi in questo settore ne sono stati compiuti tanti anche da parte dell’Istat, sindacati e altri enti; i risultati sono in simmetria con quelli pubblicati da Eurostat. La conclusione è la stessa per ogni indagine compiuta in questo ambito: chi ha un livello d’istruzione elevato (livelli ISCED 5-8), ha maggiori chances di ottenere un secondo lavoro, rispetto a chi ha un livello medio-basso di istruzione.

Uno studio OCSE ha pubblicato un’analisi relativa ai dati sulla disoccupazione, mettendo in evidenza un tasso del 5,9% (Paesi Ue). Anche qui il trend sui migliori Paesi è il medesimo, con Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Belgio, Svezia, Estonia e Austria  che presentano le migliori performance sul mercato del lavoro, mentre Italia, Grecia e Spagna si collocano qui prime in classifica, col più alto indice in termini di tasso disoccupazione. I migliori sono quelli che nel volgere di una decina d’anni hanno stravolto in termini percentuali i loro dati risultati sui disoccupati, evidente segno di un andamento che ha fortemente favorito il quadro macroeconomico.

Secondo un’indagine dell’Osservatorio statistico dei consulenti del Lavoro, basato su dati Istat, in Italia, in generale, l’accesso al primo impiego è più semplice quando si possiede un titolo di studio come la laurea. Il 61% riesce a inserirsi nel mercato del lavoro, attraverso il proprio titolo. E le opportunità aumentano per i laureati, rispetto a quelli che hanno conseguito un titolo ‘secondario superiore’ o licenza media.

Altra conferma, ma resta il fatto che l’Italia non ha un humus fertile in questa direzione, e infatti  4 laureati su 10, a 30 anni di età, sono ancora senza un lavoro, o sottocupati.

Il tasso di disoccupazione rilevato nel 2017 in Italia, riguardante i giovani laureati, era pari al 6,5%, contro la media Ue del 4,6%.

Sono anche i resoconti di uno studio portato avanti dalla Cgil (Rapporto del dipartimento Welfare), dal quale risulta che ‘una laurea protegge dalla disoccupazione’. Una laurea aiuta i giovani ad inserirsi in tempi più brevi nel mondo del lavoro e li preserva dalla disoccupazione di lunga durata, meglio di quanto non riesca a fare una semplice licenza media o un titolo di maturità di un Istituto superiore. Dunque una sorta di scudo contro la mancanza di lavoro, il livello d’istruzione elevato funge da ‘ammortizzatore’ nel mercato del lavoro.

L’analisi della Cgil ha messo a confronto il periodo che va dal 2007 al 2018, e il primo riscontro che emerge dall’indagine riguarda il tasso di occupazione tra i giovani, che è più marcato tra quelli che hanno ottenuto un basso livello d’istruzione, soprattutto se si tratta di sola licenza media. Mentre il quadro migliora sensibilmente per i titoli più elevati, come la laurea.

Anche questi studi si basano sui riferimenti dei dati elaborati dall’Istat, e mettono in evidenza che il tasso di occupazione dei giovani  tra i 20-24 anni, con basso grado d’istruzione, è crollato in questo lasso di tempo di 18 punti percentuali, passando dal 50% del 2007 al 32% del 2018. Mentre non si sono riscontrate flessioni nel mercato del lavoro per i giovani laureati. Più o meno il medesimo trend seguono i dati riguardanti la classe di giovani dai 25-29 anni.

In crescita si rivela la disoccupazione di lungo periodo, soprattutto tra i giovani che decidono d’interrompere un percorso di studi. La Cgil nella sua ricerca sottolinea che un titolo di studi riduce i tempi d’ingresso o ricollocazione nel pianeta lavoro, e dunque i tempi della cosiddetta ‘gavetta’ o ‘anticamera’ lunga talvolta 24 mesi (e anche oltre) per i giovani con un basso grado d’istruzione.

Per quanto riguarda il numero dei laureati, l’Italia, tanto per cambiare, si trova ancora sotto la media Ue: si laurea solo il 22% dei giovani. Il dato è in aumento dal 2007, di circa 8 punti, ma resta sempre un risultato ‘umiliante’ per un Paese che è stato culla di civiltà in Europa.

Anche qui si parte da dati Istat, includendo nell’indagine sia i giovani dai 20-24 anni, sia quelli tra i 25-29 anni. Per chi è in possesso della sola licenza media, il tasso di disoccupazione ha fatto un balzo di oltre 10 punti (sempre nel periodo di riferimento, ossia 2007/18). Risulta in aumento anche tra i diplomati, mentre il gap resta ‘sotto controllo’, oscillando tra i 3 e i 5 punti percentuali per i giovani che hanno conseguito un diploma di laurea.