GUALTIERI: NON E’ OPPORTUNO CAMBIARE IL MES. BAGARRE IN AULA

DI VIRGINIA MURRU

 

Un fuoco di fila di accuse e polemiche sul Mes da parte delle opposizioni in Parlamento, neppure le rassicurazioni del premier Giuseppe Conte, le dichiarazioni di Pierre Moscovici e quelle del  ministro dell’Economia, sono state in grado di placare le proteste e la veemenza delle invettive contro il Governo. Non semplici diverbi o confronti accesi, questi giorni si è sfiorata la rissa tra i rappresentanti della maggioranza e le opposizioni.

Il ministro dell’Economia Gualtieri, in audizione  davanti alle Commissioni riunite di Finanze e Politiche Ue, a Palazzo Madama, è piuttosto diretto e mira al bersaglio delle accuse, senza circonvoluzioni di parole. Così si esprime, puntualizzando sull’infondatezza delle obiezioni che provengono dai banchi della Lega e Fratelli d’Italia:

“Che il Meccanismo europeo di stabilità costituisca un pericolo, e rappresenti un’insidia per la stabilità finanziaria dell’Italia, così come  l’essere considerato un’innovazione tra due categorie di Paesi, io lo trovo comico.”  Ha poi affermato che il cosiddetto ‘backstop’ (ovvero la possibilità che il Mes sia utilizzato dal Fondo per le Risoluzioni Bancarie), in sintesi aumenta i fondi fino a raddoppiarli al fine di salvare gli istituti di credito, e pertanto questo punto rappresenta semmai un vantaggio per l’Italia, non l’erta che intravedono le opposizioni. “Le informazioni al riguardo sono distorte, sicuramente non corrette” – aggiunge il ministro.

Gualtieri non ci sta all’informazione scorretta e non può che fare chiarezza sulle caratteristiche della riforma del Mes, sostenendo con forza che la modifica alle linee di credito precauzionale prevista non è quello spettro che si vuole presentare alla gente, ha ben altre funzioni. Dice infatti:

“Coloro che scrivono o affermano che la riforma del Trattato istitutivo del Fondo Salva-Stati introdurrebbe la norma inerente una supposta ristrutturazione automatica del debito, afferma il falso”

Ci sono state certamente spinte al riguardo da parte dei Paesi più forti, come la Germania, che pur ‘foraggiando’ il Fondo con  l’equivalente del 27% sul totale delle disponibilità (con una capacità di 650 miliardi di euro), e non avendo necessità di utilizzarli, avrebbe avuto l’interesse a creare vincoli, ma questa linea non ha prevalso, e pertanto i timori al riguardo sono ingiustificati.

Ed è bastato precisare per scatenare la rivolta delle opposizioni che hanno chiesto immediatamente chiarimenti da parte del premier, il quale dovrebbe ‘con urgenza’ riferire al riguardo in Aula, reo, secondo le accuse, di avere siglato accordi sulla riforma del Fondo-salva Stati, senza il parere del Parlamento. Accuse alle quali più volte il premier ha replicato con forza, e precisi riferimenti temporali sulle tappe seguite dal Mes nel suo iter di approvazione.

A nulla è servito che Gualtieri abbia sottolineato che il Mes non danneggerà in alcun modo l’Italia in quanto non ci sarà alcun automatismo sulle procedure previste, non mancando di fare osservare quanto sia inaudito che solo ora le opposizioni abbiano espresso tutto il loro rigetto adducendo giustificazioni che nei fatti non sussistono.

E per fugare ogni dubbio, a chi gli chiede se esista la possibilità di un rinvio del negoziato, egli risponde che non è possibile poiché il testo del Trattato è ormai chiuso. Non esiste neppure un vero negoziato sul testo, ma una discussione aperta sugli aspetti esterni.  E aggiunge che sarebbe addirittura controproducente per l’Italia fare slittare di due o tre mesi la ratifica, dato che il trattato semmai rischia di essere così modificato in peggio. “Il Governo, comunque – afferma Gualtieri – si atterrà alle disposizioni del Parlamento”.

Non si può nemmeno bersagliare indebitamente il ministro delle Finanze della Germania: il timore che egli intendesse trasformare il Mes in qualcosa che assolvesse le funzioni di un Ministero delle Finanze europeo, è infondato, forse ha tentato d’introdursi su questa strada, ma la sua proposta non ha avuto seguito, dato che il  cosiddetto Fondo Salva Stati non può, per regolamento interno, occuparsi di materie inerenti la Politica Economica dei Paesi membri.

Pertanto i poteri insiti nella Commissione europea non declineranno a favore di altre Autorità ‘tecniche’, qual è appunto il Mes.

Ma ormai le opposizioni non sentono ragioni, c’è un’esca pronta, e anche se non abbocca, si insiste nel mettere sotto accusa i vertici del Governo, ricorrendo ad invettive pesanti, definendo le dichiarazioni del ministro dell’Economia perfino ‘eversive’. Il premier Conte avrebbe approvato il testo definitivo della riforma senza l’avvallo preventivo del Parlamento, realtà, sempre secondo i rappresentanti della Lega e Fratelli d’Italia, che implicherebbe gravi responsabilità.

La destra ha promesso battaglia sulla questione, dichiarando che il 9 dicembre i loro parlamentari si faranno trovare a Bruxelles, per protesta contro la riforma del  Fondo Salva-Stati.

In tono di ultimatum, così hanno replicato rivolgendosi al Governo (tramite il presidente della Commissione Bilancio, Claudio Borghi, Lega):

“Il premier Conte deve rendere conto della decisione di approvare la riforma in Aula, non si può scavalcare il Parlamento su questioni così importanti, qualora non lo facesse l’avvocato del popolo dovrà cercarsi a sua volta un avvocato, perché noi lo porteremo in tribunale.”

Ricordiamo che il Mes è un’Organizzazione intergovernativa istituita tra il 2011/12, e agisce in ambito Eurozona col fine di supportare i Paesi in condizioni di emergenza di carattere economico (Si rese necessario allora per aiutare Irlanda e Portogallo, sull’orlo del default). Un semplice Fondo che i Paesi più abbienti dotano di risorse più consistenti rispetto a quelli più fragili.  Qualora si verificassero problemi economici, il Fondo è dunque pronto ad intervenire. In sostanza questi sono gli obiettivi che hanno portato alla sua istituzione, anche se in realtà il suo funzionamento interno è un po’ più complesso.