IMU. GOVERNO CONTRO LA STRETTA SULLE DOPPIE PRIME CASE

DI VIRGINIA MURRU

 

Sulla caccia ai cosiddetti ‘furbetti delle false prime case’, ovvero gli scaltri dell’IMU, è arrivato l’’Alt’ del Governo, il quale ha espresso parere negativo sull’emendamento alla manovra presentato da un relatore della maggioranza.

L’esecutivo, che non ha dunque direttamente proposto il correttivo, non è contrario ad un effettivo accertamento del fenomeno, il problema semmai consiste nel fatto che la norma non è stata strutturata in modo chiaro ed efficace.

E’ il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a indurre a riflettere sulla casistica relativa alla registrazione della seconda casa quale residenza principale in un nucleo familiare, anche se in realtà l’altro coniuge risulta proprietario di un’altra ‘prima casa’. Da questi accertamenti si potrebbe rilevare che uno dei due ha effettivamente spostato la residenza fittizia in un’abitazione a destinazione turistica (per esempio), ma per motivi di lavoro.

Per questa ragione la norma diretta a stanare i responsabili dell’evasione ha necessità d’essere formulata in maniera più mirata. Al momento il Governo non concorda sull’emendamento volto a contrastare le false prime case, e a imporre una stretta sulla tendenza all’evasione dell’imposta sull’immobile.

L’intervento legislativo è stato solo rimandato, anche se si è accertato che il valore dell’evasione, ossia il mancato rientro nell’erario, sia di circa mezzo miliardo di euro l’anno. Tanto costerebbe alle casse dello Stato, su un riscontro pari a 135 mila false prime case. I conti decisamente non tornano in termini di IMU evasa, ma si dovranno attendere controlli più certi, per stabilire con un margine di sicurezza più affidabile, quali contribuenti hanno effettivamente fornito in merito dichiarazioni false al Fisco.

I furbi certamente sono tanti e spostano la residenza solitamente in case vacanza, lo dimostrano anche i controlli e blitz delle Finanza in luoghi di particolare rinomanza turistica. Ne sanno qualcosa in merito le località della Costiera Amalfitana e Ischia, dove sono state riscontrate più di mille false prime case; ma anche in altre regioni a vocazione turistica il fenomeno è alto.

In aumento le false separazioni che hanno il medesimo fine, ossia quello di aggirare le norme ed evitare di versare l’imposta dovuta sull’immobile. Abitudini che non sfuggono all’Agenzia delle Entrate, che ha calcolato un’evasione dell’IMU pari al 10% (sulle false seconde case) di quella complessiva, che costa in definitiva allo Stato qualcosa come 5 miliardi di euro.

La proposta emendativa prevede che sulla prima casa ogni nucleo familiare debba indicare solo un’abitazione principale, esente dall’imposta, anche se la seconda casa risulta ubicata in una giurisdizione diversa rispetto alla prima, e quindi in diverso territorio comunale.

Secondo il ministro Gualtieri le misure stabilite dall’emendamento alla manovra sarebbero troppo drastiche, e per il momento potrebbe essere ritirato. La Legge di Bilancio 2020 staziona in Senato, e gli emendamenti dal Ddl Bilancio saranno sottoposti al voto dalla Commissione Bilancio di Palazzo Madama, venerdì prossimo (13 dicembre).

L’allarme dell’Agenzia delle Entrate è cominciato da tempo sui furbi dell’IMU, da molto tempo prima che un relatore della maggioranza presentasse l’emendamento per dare la caccia agli evasori.

Per le autorità addette ai controlli non è un accertamento semplice, si tratta di mettere ‘al vaglio’ milioni di abitazioni, quelle registrate come principali intanto sono oltre 30 milioni. Le seconde case sono il 17% circa: 6 milioni e mezzo. E poi c’è il ‘limbo’ in questo spettro di analisi, ossia oltre 2 milioni di case delle quali non si conosce la destinazione, ed è qui che prolifera il fenomeno dell’evasione IMU.

Il primo intervento su questo abuso da parte del contribuente è avvenuto tre anni fa, nel 2016, prima di allora il controllo sul reale cambio di residenza si svolgeva entro 45 giorni dalla dichiarazione, dopo avere fissato un appuntamento.

In seguito alla riforma c’è controllo e vigilanza continua. Secondo ciò che ha stabilito la Corte di Cassazione, i coniugi che vivono in case di residenza diverse, o ricorrono alla separazione ufficiale o viene dichiarato illecito il beneficio.

E infatti sono tanti i coniugi che, per evitare l’onere della tassa, ricorrono alla separazione come ‘ultima ratio’, ma qui siamo in un terreno minato per le autorità, la legge ha il suo filo spinato anche se di fatto si tratta di una condizione falsata dalla circostanza, e comunque ‘off limits’ per l’Agenzia delle Entrate.

Ovviamente, come ha fatto notare il ministro Gualtieri, ci sono le eccezioni riguardanti i coniugi che per ragioni di lavoro sono obbligati ad avere una residenza diversa. Tra le eccezioni ci sono anche i casi riguardanti coloro che  vivono nella medesima casa frutto di ‘accorpamento fisico’ di due unità abitative poste sullo stesso piano, attigue, anche se in catasto sono rimaste distinte.

Bisogna prestare comunque attenzione nelle dichiarazioni all’Agenzia delle Entrate, che ormai si avvale di sistemi incrociati micidiali, nonché banche dati che permettono un facile controllo: ad esempio sulle variazioni dei consumi nelle utenze. Questi ultimi sono una spia piuttosto indicativa, e proprio da qui possono partire gli accertamenti.

Senza dimenticare che dichiarare una falsa residenza all’anagrafe significa incorrere negli estremi del reato, ossia falso in atto pubblico. Il contribuente che ignora le regole dichiarando il falso perde anche i diritti connessi agli sconti fiscali sulla prima casa, oltre che essere tenuto coercitivamente a versare all’Agenzia Entrate l’imposta IMU pregressa relativa agli ultimi 5 anni.

La legge prevede comunque che, per beneficiare degli sconti fiscali, è necessario non solo dimostrare la residenza, ma anche abitare nell’immobile.

Nel fenomeno delle false residenze vi sono anche implicanze di carattere sociale: non è detto che il fine sia quello di eludere cinicamente le tasse. Perché si mente allora in realtà? Ci sono coloro che lo fanno per non essere rintracciabili dai creditori, altri perché per ragioni di lavoro e impegni vari cambiano con una certa frequenza abitazione, e lasciano come riferimento quella dei genitori, quale dimora abituale.

E tuttavia, in generale, vi si ricorre per ragioni fiscali. E i motivi per raccontare ‘bugie’ devono essere ricercate soprattutto nelle agevolazioni fiscali riservate alla prima casa.

La legge garantisce sconti non indifferenti sulle imposte legate all’acquisto della prima casa, con l’Iva che si riduce dal 22% al 4% su acquisti diretti dal costruttore. Ma vi sono anche altri benefici riservati a questa categoria, come il bonus prima casa, il cui concetto è disciplinato in modo diverso dalla legge rispetto all’abitazione principale.

Per venire a capo di una falsa residenza in realtà basta un controllo della Finanza nella casa del contribuente, in fasce orarie in cui è solito trovarvisi, come nelle prime ore del mattino o tardi la sera. Così l’indice di certezza è più alto, e il contribuente infedele difficilmente trova una via d’uscita.