AGENZIA DELLE ENTRATE. NEL 2020 VERIFICHE PER I TITOLARI DI PARTITE IVA

DI VIRGINIA MURRU

 

Sta per chiudersi il 2019 e sono in dirittura d’arrivo, dal primo gennaio 2020, le verifiche per i titolari di partite Iva, circa l’uscita o la permanenza nel regime fiscale agevolato. Si fa il punto, per professionisti ed imprese, sui ricavi, ma sono previsti anche altri dettagli in analisi. La Legge di Bilancio 2019 ha eliminato i vincoli alla tassazione agevolata, per quel che riguarda le partite Iva, ma si deve considerare anche l’introduzione delle cosiddette ‘cause ostative’.

Ma in spiccioli, cos’è il regime fiscale agevolato? In primis è destinato agli operatori economici di dimensioni ridotte. Il Governo con la Legge di bilancio 2019, ha previsto una più ampia platea in termini di applicazione, attraverso l’innalzamento della soglia limite dei ricavi/compensi, cancellando gli ulteriori requisiti di accesso sul costo del personale e beni strumentali.

Al regime forfettario agevolato possono accedere i contribuenti con nuove attività d’impresa, arte o professione, i quali stimano di conseguire ricavi o compensi che non vadano oltre la soglia dei 65mila euro – e i titolari d’impresa già in attività che abbiano realizzato nell’anno precedente all’applicazione del regime forfettario, compensi entro i limiti indicati (65mila).

Con l’esercizio di più attività, distinte da Codice Ateco (ovvero il codice identificativo alfanumerico, composto da lettere e numeri, che identifica le imprese nelle relazioni con la PA. Il codice  viene assegnato allorché si procede all’avvio di una nuova attività, in modo tale che sia possibile la classificazione sul piano contributivo) diversi, è importante considerare la somma dei ricavi e compensi sulle differenti attività.

Vi sono limiti di accesso al regime forfettario,  secondo l’Agenzia delle Entrate da tali criteri sono escluse le persone fisiche che adottano regimi speciali ai fini dell’Iva o regimi forfettari di determinazione del reddito.

Limiti ci sono per i non residenti, ad eccezione di chi risiede in uno degli Stati facenti parte dell’Ue, o Stato aderente agli Accordi sugli Spazi economici europei, così che assicuri un adeguato scambio d’informazioni; altra condizione è che in Italia si produca almeno il 75% del reddito complessivo prodotto.

E ancora per i soggetti che, in modo esclusivo o prevalente, svolgano operazioni relative alla cessione di fabbricati o porzioni di essi, terreni edificabili o mezzi di trasporto nuovi. Non hanno accesso al diritto, inoltre, gli esercenti di attività, arti o professioni che nello stesso tempo facciano parte di società di persone, associazioni professionali o imprese a carattere familiare, e che controllino in modo diretto o indiretto società a responsabilità limitata, o associazioni in partecipazione, che esercitino attività economiche (in modo diretto o indiretto) riconducibili a quelle svolte individualmente.

Non possono accedere nemmeno le persone fisiche la cui attività è esercitata in gran parte nei confronti di datori di lavoro, ai quali sono legati da rapporti di lavoro o vi erano stati nei due precedenti periodi d’imposta, ossia nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a questi datori di lavoro, tranne per chi inizia una nuova attività, dopo avere svolto un periodo di pratica obbligatoria per l’esercizio di arti o professioni.

L’Agenzia sottolinea che il regime forfettario termina la sua efficacia a partire dall’anno successivo a quello in cui viene meno il requisito di accesso previsto dalla legge, ovvero si manifesta in una delle cause di esclusione.

Il Governo ha messo in primo piano la lotta all’evasione fiscale, e con l’arrivo del nuovo anno i controlli saranno rigidi su tutti i fronti. I titolari di partita Iva saranno pertanto sottoposti a severi controlli da parte dell’Agenzia, verifiche volte a rilevare l’entità di quanto hanno dichiarato, e soprattutto controllare che vi sia coerenza con i mezzi di cui dispongono sui loro conti.

Già da agosto di quest’anno sono iniziati i controlli sui conti dei contribuenti con ‘sospetta evasione’, in virtù dell’Anagrafe tributaria che ne semplifica la procedura, permettendo una larga ‘vista’ sui movimenti bancari, e quindi consentendo il confronto con i redditi comunicati al Fisco. Per quel che concerne i titolari di partita Iva, i controlli partiranno nel caso si riscontrino  incongruenze tra ciò che è stato dichiarato e la consistenza dei conti correnti dei titolari.

Il fisco, al fine di avviare verifiche attendibili, potrà avvalersi di diversi strumenti di controllo, quali gli Isa (entrati in vigore nel 2019, sostituiscono gli studi di settore), Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale. Tra i mezzi d’”indagine” ci sarà quello relativo alle fatture elettroniche, poi il cosiddetto risparmiometro, ovvero l’algoritmo che consente un controllo dei risparmi nel volgere di un anno da parte del contribuente e la verifica sulla sua coerenza con i redditi presentati.

Ma non sono da trascurare, tra i mezzi di accertamento tributario, anche le segnalazioni da parte di Enti locali come i Comuni, dirette all’Agenzia Entrate. I Comuni sono stati anche incoraggiati alle segnalazioni degli illeciti, tramite incentivi, ossia una sorta di ricompensa che permetterà l’incasso  totale delle somme che hanno riscosso. Incentivo che è stato inserito nel Decreto Fiscale, il quale ha fissato la proroga fino al 2021.

E’ previsto, da parte dell’Agenzia, anche una verifica su una selezione di contribuenti, anche quelli titolari di Partite Iva, al quale viene applicato il regime forfettario. Saranno questi ultimi i più inquisiti dal Fisco, proprio in considerazione del fatto che si tratta di contribuenti ai quali si applica l’aliquota unica del 15% o Flat tax, per i ricavi che rientrano nella soglia dei 65mila euro.

L’osservatorio sarà puntato su questa fascia di contribuenti  perché nel corso del corrente anno c’è stata un’adesione rilevante a questo regime fiscale favorevole. Negli intenti dell’Agenzia la verifica è diretta ad accertare che siano in regola con i requisiti stabiliti dalla legge, in termini di diritti, e che i ricavi non abbiano superato la soglia massima stabilita. I controlli terranno conto sia dei contribuenti che aderiranno al nuovo regime forfettario, sia gli altri che hanno presentato l’adesione al precedente.

Ma non sfuggiranno nemmeno gli autonomi, ai quali si applica il regime dei minimi, che ha implicazioni solo sulle partite Iva aperte gli anni precedenti al 2016. I requisiti sono il compimento dei 35 anni di età e avere superato i 5 periodi d’imposta consecutivi. Tramite i controlli incrociati sarà possibile individuare da parte del Fisco, in primis quei lavoratori autonomi che non hanno presentato dichiarazione dei redditi o dichiarazione Iva. Controlli anche sui redditi relativi al 2018, nonché dati sui contenziosi con le Commissioni tributarie ed eventuali aggiornamenti catastali.

Com’è stato più volte sottolineato, i controlli partiranno da ‘sistemi’ incrociati con i dati Isa, sui lavoratori autonomi, a seconda dei casi, l’Agenzia delle Entrate, potrà anche procedere alla revoca dei benefici fiscali per i contribuenti poco affidabili nella trasmissione dei dati. Ma la ‘rivoluzione’ informatica nella rilevazione dei dati andrà avanti per semplificare il lavoro agli uffici fiscali in fase di controllo delle Partite Iva, alle quali si applicano gli Isa, ossia gli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale.

In preparazione da parte dell’Agenzia, l’invio di “lettere di compliance” dirette ad imprese e professionisti, con le quali si segnalano possibili omissioni o dati irregolari nelle dichiarazioni trasmesse, al fine di sensibilizzare questi contribuenti all’adempimento spontaneo, che permette una riduzione delle sanzioni.