DI PIERLUIGI PENNATI
Questa storia di Amazon sta davvero prendendo la mano, il braccialetto non è ancora operativo e non è mai stato dichiarato per controllare il personale ed è già un caso nazionale, però nasconde anche una grande verità: a poco a poco tutte le conquiste dei lavoratori operate a seguito dell’eccessivo sfruttamento vengono vanificate da queste cose, piano, piano, lentamente, fino a negare diritti e vita.
Se nella legge 300/70 è stato scritto qualcosa, è perché c’era una situazione gravissima da sanare, modificare oggi la norma e le tutele in senso ampliativo non significa far respirare il mercato del lavoro, significa dare un vantaggio ad aziende che già detengono il potere assoluto sui dipendenti, significa dare loro uno strumento per adattare la norma ulteriormente fino ad annullarla a poco a poco.
Non sono le grandi modifiche che preoccupano, quelle sono visibili e contro quelle si lotta, sono quelle piccole che devono spaventare, perché in modo subdolo si insinuano nella società ed a poco a poco ci fanno abituare a qualcosa di sbagliato, finché crediamo persino che sia giusto e modifichiamo le norme che ne impediscono il diffondersi ulteriore per renderlo “normale” e “legale”.
Forse non vi siete accorti, ma ormai è tutto così:
I tribunali avevano troppi procedimenti pendenti e sono state adottate norme per rendere le cause più complicate e costose, così ci si rivolge meno alla giustizia non ci sono più troppi procedimenti, ma anche la giustizia è meno esercitata.
Le carceri sono insufficienti e per svuotarle si depenalizzano i reati, cosi ci sono meno detenuti e lo spazio basta per tutti, ma ci sono più trasgressori della legge in circolazione.
Volete altrui esempi?
Beh, pensateci voi, sono sicuro che ne conoscete tutti più di me, basta comparare la situazione giuridico normativa degli anni ’80 con oggi e mi saprete dire.
Un sindacato di lotta, forse l’unico rimasto a lottare, ha intitolato il suo recente congresso “Riprendiamoci tutto”, il senso è chiaro, non serve innovare, serve regredire a quando le persone erano ancora oggetto di piena dignità e rispetto ed i diritti erano ancora diritti, non concessioni date alla fine di percorsi che ne vanificano l’esercizio.
Forse c’erano più disagi all’utenza, ma cera più giustizia e dignità: questo intendo quando dico che per poter andare avanti dovremmo tornare un po’ indietro.
Ridatemi i diritti, ridatemi le tutele, separate speculazione da investimenti (ma questa è un’altra storia fondamentale e difficile da comprendere).