LE GUERRE DEI POVERI CON TUTTI CONTRO

DI NELLO BALZANO

Ai lavoratori di Foodora il giudice non ha riconosciuto il loro diritto di essere considerati subordinati, ovvero dipendenti a tutti gli effetti.
Giustamente c’è indignazione, ma come si può pensare che un giudice del lavoro si metta di traverso nei confronti di un impianto legislativo costruito nei minimi particolari per danneggiare i lavoratori, aumentando la precarietà.
Quando un lavoratore giustificatamente si appella alla Magistratura ha, purtroppo, già perso. Significa che non ha le forze e la giusta solidarietà di altri lavoratori, per fare valere le proprie rivendicazioni, non ha potere contrattuale per discutere con la controparte e decide, quindi, di affidarsi all’unico strumento che gli rimane: il tribunale del lavoro.
Ma i giudici applicano le leggi, non solo, quando ci sono sentenze di primo grado, difficilmente si mettono di traverso contro leggi ingiuste, ma che non lasciano spiragli.
Nel frattempo questo continuo macello sociale aumenta la precarietà e contribuisce ad aumentare la povertà, che mai come oggi ha raggiunto i livelli che sono davanti agli occhi di tutti.

A questa notizia si aggiunge un altro fatto che è legato inequivocabilmente alla vicenda dei lavoratori di Foodora, l’imminente chiusura di una mensa per i poveri, di un quartiere di Torino, ad opera di un municipio governato del PD.

Una struttura che ospita per l’80% cittadini italiani entrati a far parte del nuovo imponente esercito dei poveri, non più di diseredati o clochard per scelta, ma persone che escono dal contesto produttivo o, pur facendone parte, senza più la possibilità di una vita dignitosa.

Una scellerata decisione che mostra l’insensibilità politica anche a livello locale del partito che ha privilegiato soluzioni economiche nel mondo del lavoro disastrose per i più deboli.

Il 4 marzo non ha ancora insegnato ai perdenti la vera lezione pienamente meritata.