Dichiaro ufficialmente aperta la festa… no, non delle donne, degli ipocriti che “amano” le donne un giorno solo all’anno: l’8 marzo.
In questo giorno orde di mariti che normalmente si ricordano delle mogli perché hanno cucinato bene o male, perché hanno voluto le scarpe nuove (che non le servivano) o perché hanno accudito i figli mentre loro ci provavano con le colleghe e le amiche, si procurano una mimosa da portare a casa.
Un’offerta votiva alla dea casalinga a cui deve bastare un giorno di libertà, infatti questa sera potrà andare a cena con le amiche in un ristorante gremito di femmine ubriache di vendetta: oggi bevo io la birra e faccio rutti!
I fidanzati sono più fortunati, la loro libertà dipende dal non convivere, quindi mimosa e via, tutto a posto per altri 364 giorni nei quali solo anniversari e compleanni semplici portano in po’ di scompenso.
Tranquilli, il giorno è di 24 ore, ma gia in serata sarà solo una notizia da telegiornale, prima di cambiare canale sul solito tormentone, film, tribuna politica o altra morfina per la psiche, quindi sono solo poche ore.
Mi raccomando, oggi evitate di fare appprezzamenti sull’aspetto delle donne, oggi, solo oggi, sono tutte belle, intelligenti, emancipate, forti, domani potrete riprendere a dare giudizi e sparlare, domani è un altro giorno, un giorno “normale”.
Io, purtroppo, oggi mi sento depresso, non capisco questa giornata, anzi, non capisco tutte queste strane giornate commemorative nelle quali, forzatamente, ci si deve mettere una maschera diversa.
Non ci riesco, non so vestirmi da pulcinella per un giorno, devo essere sempre me stesso, devo portare in faccia solo la mia faccia e per questo oggi, come ieri e come domani, la mia opinione sulle donne non cambierà: saremo veramente liberi solo quando il genere non avrà più alcun impatto nella ingiustizia sociale.
Se si ama davvero non lo si può fare per un solo giorno.