EZIOPATOGENESI DI UN PIRLA

DI PIERLUIGI PENNATI

Pirla: sostantivo maschile in uso nelle regioni settentrionali italiane il cui significato popolare generale attribuito è di “pene” o per estensione figurativa di “persona stupida, facilmente imbrogliabile”.

Sono di Milano, intendo dire anche di famiglia di origine milanese, e ne ho sentite di tutti i colori circa il significato della parola pirla, il 13 novembre 2002, sul giornale La Repubblica, ne veniva persino pubblicata una dotta spiegazione in occasione della querela ricevuta da Franca Rame per aver dato del “pirla”, ed anche ironicamente del “genio”, all’allora ministro della Giustizia ed esponente della Lega Roberto Castelli.

“Quel pirla del ministro Castelli si spaventa delle manifestazioni davanti alle carceri. Dovrebbe informarsi: le manifestazioni in appoggio allo sciopero della fame dei detenuti avvengono da decenni. Si informi… Le condizioni delle carceri sono tragiche e non sono affatto quelle descritte dal genio di Castelli…”, la frase incriminata.

Ma si può querelare qualcuno per una parola di cui non è chiaro il significato?

Forse, dato che il ministro, bergamasco della Lega Nord, e Franca Rame, milanese, parlano un dialetto affine e quindi dovrebbero comprendersi bene l’un l’altro, ma la giustizia italiana?

100mila euro chiesti alla querelata in sede da avvocati che, secondo quanto riportato dalla giornalista Natalia Aspesi che scrisse l’articolo, “deliziano il tribunale con una colta esegesi della parola pirla, per dimostrare quanto il loro assistito non la meriti. Prima di tutto, è offensivo che verso un ministro sia pure padano e leghista (però di Cisano Bergamasco, non milanese) sia stata usata una parola la cui origine appartiene al dialetto meneghino, “linguaggio storicamente utilizzato dalla popolazione meno colta dell’area milanese, in contrapposizione alla lingua dotta parlata dalla nobiltà e dal clero”. E forse da Castelli. Inoltre, pirla deve essere fatto risalire al latino pilus “che letteralmente significa pestello ma che veniva regolarmente adottato per indicare il membro maschile”. E dare del membro maschile a qualcuno “assume abitualmente il significato di attribuzione di scarsissime qualità intellettuali, accompagnate dall’assenza di presenza di spirito e di avvedutezza”.

Addirittura i capaci avvocati comparano un termine dialettale siciliano “minchione, che sarebbe certamente stato più offensivo, se la Rame l’avesse usato per un padano. Ma sia pirla che minchione “complice anche la maggior facilità di spostamento della popolazione sul territorio, hanno ormai travalicato i confini regionali…“.

Insomma un caso complicato dalla perfetta conoscenza della lingua, che altrimenti l’avrebbe reso semplice, vediamo perché.

Per spiegare cosa significa pirla si deve comprendere il dialetto milanese, pirla è la terza persona singolare del verbo “pirlare”, che a propria volta deriva da una cosa davvero semplice, una antica trottola di legno dalla forma di goccia rovesciata attorno alla quale si avvolgeva una corda per poterla lanciare.

Il gioco consisteva nel farla andare in alcuni posti predefiniti, tra alcuni paletti, contro un punto preciso di un muro o persino farla andare il più lontano possibile alimentando la roteazione con una frusta o la stessa corda utilizzata per il lancio, una cosa da abili giocatori, quindi, ma certamente non piacevole od edificante per la pirla (femminile come trottola) che veniva lanciata in una direzione e per effetto della sua rotazione e delle asperità incontrate, invece, era incontrollabile e … stupida.

Era però la rotazione a farla da padrone, quindi se la pirla si muove e “pirla” a sua volta, pirlare assunse il significato principale di girare: per posizionare una lampadina si deve pirlare nella sua sede, e le estensioni di girare a vuoto od in modo inconcludente.

Ma non è sempre stato un termine negativo, un milanese del passato non vedeva nulla di male nel far pirlare la propria dama danzando in balera, anche se lo stupido che gira senza una meta sicura o dice cose senza capo ne coda è forse il significato che nel tempo è stato più usato.

Sei proprio un pirla!

Significa sia che hai frainteso qualcosa o che sei davvero divertente nelle tue battute.

Ed il pene?

Qui la vicenda si complica e si perde nella fantasia popolare, dato che pirla ha dei sinonimi dialettali, ovvero parole che sono spesso usate con significati simili, tra queste spicca certamente il meno comune “pistola”, colui che le spara grosse, che a Firenze è detto il Bomba (e qui tutti ne conosciamo uno famoso), o anche “pestola” che come per la pistola ha una parte allungata che può essere vista come simbolo fallico.

Parole così usate che diventavano persino soprannomi di persone, in passato quasi una regola per tutti, e che non erano ritenuti così offensivi o vergognosi tanto da apparire persino in alcuni annunci e persino necrologi dove dopo il nome veniva apposto “detto il pestola”.

Anche il sinonimo lombardo, varesino, comasco e persino sconfinante nel piacentino, di “bìgul” o il bergamasco e bresciano “bìgol”, o persino il termine più generale “ciùla”, che nella forma verbale ciulare” assume il significato di avere un rapporto sessuale, sono incriminabili, dato che al pari di pirla assumono significati di stupido o membro maschile.

Il perchè di questa associazione più estesa è generale ed allargato a tutta la nazione, anche in altri luoghi si associa il pene al termine sciocco o stupido, non saprei definire chiaramente il perché, ma forse per la tendenza maschile a seguire le indicazioni provenienti dagli stimoli sessuali senza ragionare troppo, infatti non è infrequente sentire in un qualche dialetto, che qualcuno ragiona “con il pene” o, se particolarmente ottuso, persino “con il deretano”.

Così dal veneto e friulano “móna” (che però è l’organo genitale femminile), il siciliano “minchiuni”, al piemontese “picio”, all’italiano “coglione”, il ligure “belìn”, e chi più ne ha più ne metta, tutti i termini dialettali associati al pene assumo anche il significato di stupido, siano essi usati simpaticamente o meno.

Ma non è tutto, il termine “pirlare” si è trasferito nell’uso corrente italiano quando ci troviamo in cucina, “pirlare un impasto”, cioé arrotondarlo facendolo girare tra le mani o sul piano di lavoro per dargli una forma sferica regolare, è ormai diventato di uso comune e può essere facilmente reperito in rete, anche in questo caso, come nell’originale derivato da trottola, si fa girare, ovvero pirlare, qualcosa, ovvero l’impasto da cucinare.

Inoltre il termine pirla è stato così utilizzato un po’ in tutti i modi ed i significati limitrofi che persino il poeta Eugenio Montale gli ha dedicato una poesia dal titolo “Il pirla”, un cantante italiano chiamato Charlie ottenne un buon successo nel 1988 con la canzone intitolata “Faccia da pirla”, ed il gruppo musicale degli Articolo 31, costituito in periferia di Milano, ha pubblicato nel 2003 la canzone “I consigli di un pirla”.

Tornando per un istante alla vicenda di Franca Rame, che fu poi condannata in primo grado a pagare un risarcimento di 3 mila euro, ed alla legge in generale, va però detto che la giurisprudenza italiana, indipendentemente dalle origini del termine, è oggi concorde nel condannare l’uso della parola pirla, la Corte di Cassazione, con la sentenza 4036 del 2006, lo ha stabilito chiaramente ed inequivocabilmente, quindi attenzione al suo uso, va fatto solo con persone con cui si ha stima e confidenza in modo simpatico, dare del pirla a qualcuno può oggi costare caro.

Concludo con l’osservazione che Pirla è anche una delle 26 frazioni del Comune di Monteggio, nella Canton Ticino della vicina Svizzera, anche se in questo caso le notizie storiche ci dicono con certezza che deriva dal latino pirula, “piccola pietra”.

Insomma, abbiamo capito come un termine semplice, di uso comune ed usato al principio prevalentemente da bambini e ragazzi ha assunto nel tempo un significato molto differente, ai milanesi, però, piace continuare ad usarlo in modo simpatico, dare del pirla in questo contesto non offende nessuno e spesso fa ridere, “sei proprio un pirla se ti offendi per questo” 😉

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