LA SINISTRA È MORTA, VIVA LA SINISTRA

DI PIERLUIGI PENNATI
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Una giornata in famiglia, dopo la fatica delle primarie del “suo” partito, prima di tornare a Roma e preparare le prossime mosse: la nuova Direzione per epurare le ultime resistenze, la riorganizzazione degli organigrammi interni, la nuova legge elettorale e le priorità del Governo, con Alitalia e tutto il resto da rimediare prima delle nuove elezioni politiche.
Superato lo scoglio delle minoranze interne, per Renzi è ricominciata la campagna elettorale.
Mentre Andrea Orlando e Michele Emiliano, sconfitti alle primarie, non se ne vanno, anzi, rilanciano, partono le prime contestazioni, 68 e non 70% dei suffragi per Renzi, non 2 milioni di votanti ma tra 1,6 e 1,8 ed alla fine vincono tutti. Come al solito.
Qualcuno dice che il risultato era scontato, Emiliano, nonostante la netta sconfitta, giudica il suo 10% «un risultato straordinario», Orlando invece, resta più cauto, ma non meno combattivo e tutti, dico tutti, i miei contatti si dichiarano delusi: chi non è andato a votare per non sostenere un PD morente e chi si è chiamato fuori da tempo e ne contesta l’appartenenza alla sinistra più vera.
Insomma, malcontento generale per una votazione che ha interessato meno del 2% degli italiani che saranno chiamati a rinnovare il parlamento: il PD è morto, evviva il PD.
Un partito che fa parlare perchè ormai colonizzato da un solo soggetto che ne detta le sorti, ma non era così per tutti?
Un partito con un nome ed una tradizione ereditate dalla sinistra storica italiana che ha un leader maximo che dichiara di essere stato «educato alla passione per la politica nel nome di Zaccagnini», grande democristiano, ma che di sinistra non ha mai avuto un gran che e che è comunque temuto dagli elettori della “vera” sinistra come se avesse detto di aver avuto come modello Ernesto Rafael Guevara De la Serna, meglio noto come il “Che Guevara”.
Se lo avesse almeno lasciato immaginare mi sarei davvero preoccupato per la possibilità che potesse ancora ingannare qualcuno con proclami socialisti e di sinistra, con la “giustizia sociale” citata ma non praticata, con il lavoro enunciato come diritto e poi reso precario dal jobs act, insomma con un’immagine di lotta e di sinistra si poteva pensare che qualche nostalgico si sarebbe lasciato ancora prendere per il naso, ma con Zaccagnini non si sbaglia, qualsiasi sia il nome del suo partito, tutti sapranno bene come votare.
Ognuno è padrone in casa propria, ma fuori da essa si deve fare i conti con il resto del mondo; il PD ha confermato il suo capo, bene, adesso tocca al resto del mondo guardare alla nuova legislatura, unica vera prova democratica collettiva consentita dal nostro ordinamento e che segnerà i prossimi cinque anni di governi.
Siamo abituati alle promesse elettorali, ma farsi buggerare due volte è davvero perverso e lamentarsi non serve a nulla, votare, qualche volta con coraggio, è l’unica cosa utile.
Il primo maggio, appena trascorso, è stato celebrato con molte passerelle ipocrite di valori celebrati per un giorno e rinnegati per tutto il resto dell’anno, ma una cosa ce l’ha ricordata: i diritti non li regala nessuno, i diritti si conquistano.

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