ANCORA UNA VOLTA I MERCATI RINGHIANO CONTRO I DAZI IMPOSTI DALL’ESTABLISHMENT USA

DI VIRGINIA MURRU

 

Le “incursioni” sui dazi imposti dal governo americano colpiscono ancora, ormai a livello globale, non si salva nessuno, dall’Europa all’Asia, a Wall Street: i mercati finanziari sono impietosi e rispondono per le rime alle insidie di destabilizzazione sul versante commerciale.
La minaccia sul fronte dei dazi riguarda ora l’import di automobili, comparto che verrà colpito del 20%, misure già peraltro annunciate le scorse settimane. Nemmeno l’Unione europea ha intenzione di subire passivamente questi ‘raid’ fortemente penalizzanti per l’Europa; le contromisure sarebbero in dirittura d’arrivo, c’è una vasta gamma di prodotti made in Usa, che subirà la legge del contrappasso in questo conflitto commerciale senza esclusione di colpi.
E’ stato il Wall Street Journal a darne l’annuncio, giustificando i provvedimenti del governo americano con l’intento di arginare lo strapotere della Cina nei settori dell’Hi- tech. Ci sono nuovi piani per contenere gli investimenti in aziende partecipate da azionisti cinesi. Restrizioni che non piacciono affatto al gigante delle economie emergenti..
E prima o poi si dovrà considerare il fatto che la Cina controlla ancora parte del debito americano. I cinesi continuano a ‘comprare’ il debito Usa: proprio nel mese di febbraio hanno acquistato Treasuries per un importo pari a 8,5 miliardi di dollari, portandosi dunque a quota 1.180 miliardi, e confermandosi pertanto il primo creditore degli States.
L’Amministrazione Trump non potrà prescindere a lungo da queste valutazioni.
Mentre all’inizio di luglio partiranno i dazi americani contro il dragone, sembra prossimo il ‘pacchetto’ di misure protezionistiche per colpire il settore automobilistico europeo, altra mossa avvertita dai mercati come un’insidia pericolosa.
Intanto la produzione di motociclette dirette verso il mercato dell’Ue, sarà portata fuori dagli States, lo ha dichiarato Harley-Davidson.
A risentire in borsa delle correnti contrarie che vengono da oltre Atlantico, sono soprattutto i settori azionari del tecnologico e dell’auto, risposte nella logica dei mercati, che hanno reagito con un’escalation di vendite.
A soffrire quindi sono i settori azionari dell’auto, tecnologici e finanza, mentre Cina e Unione Europea stanno valutando le contromisure da adottare. In Europa i paesi più colpiti sono Italia e Germania, ma anche a causa di un altro conflitto in corso, di matrice tutta europea: il braccio di ferro sui migranti.
Insomma, l’establishment di Donald Trump, con le scelte di politica economica spregiudicate, continua ad insidiare gli scambi commerciali, e nel mirino c’è soprattutto la Cina e l’Ue.
Oggi in borsa le recenti dichiarazioni del presidente Usa hanno avuto l’effetto di una tempesta, Piazza Affari è stata investita da queste raffiche d’instabilità, e il risultato è che il Ftse Mib cede il 2,44%. Lo spread riprende a salire, solo da due/tre settimane, con il raggiungimento della stabilità politica, aveva perso quota. Il differenziale di rendimento ora viaggia a 247 punti base.
Come si è accennato, i crolli si sono verificati un po’ ovunque, non solo nei listini europei; anche quelli asiatici hanno sofferto il clima assolutamente sfavorevole per le contrattazioni. Non ultima Wall Street, che cede l’1,4%, in piena sintonia con il trend globale. Giù dunque il Dow Jones, che lascia sul campo l’1,45%, il Nasdaq il 2,10%, lo S&P l’1,52%. Una sorta di boomerang per gli States.
L’euro si sta rafforzando sul biglietto verde.
La politica sui dazi non piace ai mercati, ma non siamo agli esordi, già da quando erano stati annunciati  quelli su acciaio e alluminio (misure che hanno preso avvio il primo giugno), le reazioni erano state forti, ora il clima di conflitto sul piano commerciale si fa più minaccioso, la conseguenza più ovvia è l’instabilità, l’incertezza, nebbia nei rivolgimenti politici dei prossimi mesi che si traduce in perdite ormai consistenti ovunque.