L’ISTITUTO LUCE ED I RISULTATI 2016 SULL’EVASIONE FISCALE

DI PIERLUIGI PENNATI
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Entusiasmo del Ministro Padoan e del Direttore dell’Agenzia delle Entrate per la presentazione dei risultati raggiunti nel 2016 dall’Agenzia che attraverso le linee operative del Governo ha ottenuto  19 miliardi di incasso per il 2016 attraverso la Tax Compliance, vale a dire l’adesione spontanea dei contribuenti a pagamenti e adempimenti di natura tributaria attraverso deterrenti quali controlli e maggiori sanzioni.
Il sistema intende premiare i contribuenti virtuosi e/o coloro che intendono condonare una propria posizione, con riferimento più specifico ai grandi contribuenti, e contemporaneamente generare una stretta di vite sugli evasori producendo l’effetto di riuscire a colpire molto più pesantemente chi già non ce la fa a finire il mese a vantaggio dei grandi gruppi industriali e bancari, mentre per mantenere le produzioni in patria ed attrarre investimenti dall’estero si dovrebbe invece pensare ad una riduzione del carico fiscale e non solo punire il piccolo contribuente.
È persino lo stesso Ministero degli Esteri che nei suoi siti web spiega come in altre nazioni europee sia più vantaggioso aprire un’impresa, fino a spingersi a descrivere nel dettaglio come fare e dove rivolgersi.
In Estonia, per esempio, il sito della Farnesina spiega come sia economicamente conveniente fare affari in quella nazione, diffondendo un documento ufficiale che spiega i cinque punti di forza Estoni: 1. Ottime tecnologie dell’informazione e diffusione (ampia) della lingua inglese e (piu’ ridotta) di quella italiana; 2. Buona posizione geografica; 3.  Sistema impositivo vantaggioso (aliquota impositiva unica del 20% per tutti ndr); 4. Stabilità politica; 5. Positivi indici su libertà economica, competitività e regolamentazione d’impresa. Il tutto seguito da indirizzi e numeri di telefono per aiutare gli italiani a migrare le loro imprese in quello stato.
Mentre il ministero degli esteri non lesina informazioni per incentivare la migrazione commerciale, nella nostra nazione per il Ministero delle Finanze non sembra essere molto importante se i deficit di entrate vengano ripianate nei bilanci esasperando la tassazione sui redditi da lavoro dipendenti e da pensione e tagliando i servizi sociali, facendo orientare il sistema fiscale italiano, al di là della propaganda governativa, non tanto a contrastare la piaga dell’evasione fiscale, ma trasformandosi in consulente di banche e grandi imprese che finiscono per produrre profitti eludendo ed evadendo il fisco, od almeno avendone vantaggi maggiori.
In questa precisa ottica non c’è gran che da essere allegri per 19 miliardi di introiti fiscali, quando l’evasione annua è valutata in almeno 180 miliardi, se i controlli fiscali sulle grandi imprese diminuiscono e se almeno 4 di quei 19 miliardi provengono da un condono fiscale, chiamato elegantemente Voluntary Disclosure, che  consentendo a chi ha illegalmente esportato all’estero capitali, di farli rientrare godendo di impunità penale e sconti sulle sanzioni.
Non è nemmeno tanto divertente pensare che nella delega fiscale e nel decreto “Cambia Verso” sono contenute norme che, mentre condonano gli evasori, aumentano la tassazione IRPEF sui redditi da lavoro dipendente e da pensione e non fa sorridere neppure il fatto che il nostro fisco da strumento di equità contributiva stia diventando una leva per aumentare le diseguaglianze sociali.
Nemmeno il primo Istituto Luce avrebbe potuto distorcere fino a questo punto la realtà per una propaganda che sa molto di regime, celebrando successi ottenuti a discapito della “pari dignità sociale” indicata dall’articolo 3 della costituzione, mentre dovremmo considerare il recupero dell’originale concetto espresso nel successivo articolo 53 dove “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”, riequilibrando la pressione fiscale oggi tutta sbilanciata sui redditi da lavoro dipendente e da pensione e colpire, finalmente, quel 20% della popolazione che detiene il 70% della ricchezza nazionale.

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